Il discorso di commiato di Michele Emiliano dai dipendenti della Regione Puglia
L'ormai ex presidente ha lasciato il suo incarico, un po' commosso, un po' amareggiato, ma con lo sguardo al futuro
mercoledì 3 dicembre 2025
Quando si è fermato con i giornalisti accorsi per raccontare il suo ultimo giorno con i dipendenti della Regione Puglia, Michele Emiliano è apparso tra il commosso e l'amareggiato (o almeno ha dato questa impressione) ed ha ribadito di non aver fatto tutto bene, ma di aver fatto tutto in coscienza. Ed a chi gli ha chiesto se non rifarebbe alcune scelte fatte, lui ha risposto che qualche persona non la richiamerebbe al suo fianco, ma - ha aggiunto - «tra migliaia di nomine, qualcuna posso anche averla sbagliata e dove ho sbagliato è intervenuta la magistratura a correggermi. Ed io sono contento perché sono un magistrato».
Queste le sue parole invece nel discorso che ha tenuto. Ve le riproponiamo integralmente per non perdere nulla del senso di ciò che ha voluto trasmettere l'ormai ex presidente della Regione Puglia. Si apre una nuova parentesi della sua vita, con ipotesi, neanche troppo remota, di un suo clamoroso rientro proprio tra i magistrati. O almeno questo è ciò che i rumors assecondano in queste settimane.
IL DISCORSO DI COMMIATO MICHELE EMILIANO
«Questa è una giornata bellissima. Vorrei abbracciare e salutare uno per uno tutti, compresa l'opposizione, alla quale ho voluto lo stesso bene che ho voluto a tutti i pugliesi. I gesti, il parlarsi, il toccarsi sono stati le chiavi con cui abbiamo interpretato il nostro dovere, un dovere scritto nella Costituzione e nello Statuto della Regione Puglia.
Fare il proprio dovere è una sensazione meravigliosa, per un Paese come l'Italia e per una terra come la Puglia, che merita sempre di più.
La Puglia è una comunità viva, una persona fatta di milioni di persone, che restituisce energia e risultati mille volte di più rispetto a quanto le si dà. La politica, come l'abbiamo interpretata noi, non è mai stata separazione tra indirizzo e amministrazione. Senza i dipendenti regionali e senza i servitori delle istituzioni nulla sarebbe stato possibile.
Li considero alla pari: io sono stato solo il primo dei maggiordomi, ma loro sono coloro che ogni giorno hanno avuto a che fare con imprese, famiglie, lavoratori, cultura, trasporti, welfare e sanità.
Oggi voglio ringraziare tutti.
Le donne e gli uomini della Regione, delle agenzie, del Consiglio, dei Comuni, delle Asl, della Protezione civile, della scuola, fino a tutti coloro che hanno contribuito a trasformare in azioni concrete le politiche pubbliche.
In questi anni siamo riusciti a cambiare il destino delle persone, perché la nostra organizzazione istituzionale è una grande orchestra fatta di competenze, responsabilità e sacrificio quotidiano.
Tutta questa ricchezza discende da un principio fondamentale della Costituzione: rimuovere gli ostacoli che impediscono l'uguaglianza.
Siamo un Paese privilegiato. Abbiamo scuole, sanità, assistenza, diritti e istituzioni che non esistono in molte parti del mondo e tutto questo funziona grazie al lavoro di chi, come voi, opera nelle istituzioni.
Ringrazio anche il mondo della scuola, perché senza istruzione non ci sarebbe competenza, né consapevolezza dei diritti e dei doveri.
La politica e le istituzioni esistono per trovare soluzioni. Immaginate un Paese senza regole, senza organismi, senza la democrazia che ci consente di accogliere chi fugge dalle guerre e di offrire opportunità come abbiamo fatto con i ragazzi provenienti da Gaza e da altri territori di crisi.
Desidero rivolgere un augurio speciale al Presidente eletto, Antonio Decaro, perché possa vivere questa esperienza con pienezza personale e politica.
Vale la pena di dedicarsi alle istituzioni, vale ogni sacrificio, ogni discussione, ogni mattina in cui abbiamo lasciato la nostra casa per servire questa Regione.
Concludo dicendo che ho la serenità di chi ha fatto il proprio dovere. Ho la sensazione di aver finito un percorso di studio, come se avessi conseguito una laurea o superato un esame e continuerò a lavorare, perché servire le istituzioni cambia la vita.
Non esiste settore in cui si faccia tanto, con così grande competenza e sacrificio, quanto nel servizio pubblico. Penso ai dipendenti regionali, alle forze dell'ordine, alla sanità, a chi ha lavorato nel periodo del Covid, a chi ha gestito miliardi di euro del PNRR rispettando le regole dell'Unione europea.
Siamo riusciti a finire una legislatura trasformandola in una festa. Questo è il segno che la Puglia e l'Italia hanno davanti sempre un secondo tempo, la possibilità di correggere, di ricostruire, di ripartire.
Siamo fortunati ad essere italiani e siamo fortunati ad essere pugliesi».
Queste le sue parole invece nel discorso che ha tenuto. Ve le riproponiamo integralmente per non perdere nulla del senso di ciò che ha voluto trasmettere l'ormai ex presidente della Regione Puglia. Si apre una nuova parentesi della sua vita, con ipotesi, neanche troppo remota, di un suo clamoroso rientro proprio tra i magistrati. O almeno questo è ciò che i rumors assecondano in queste settimane.
IL DISCORSO DI COMMIATO MICHELE EMILIANO
«Questa è una giornata bellissima. Vorrei abbracciare e salutare uno per uno tutti, compresa l'opposizione, alla quale ho voluto lo stesso bene che ho voluto a tutti i pugliesi. I gesti, il parlarsi, il toccarsi sono stati le chiavi con cui abbiamo interpretato il nostro dovere, un dovere scritto nella Costituzione e nello Statuto della Regione Puglia.
Fare il proprio dovere è una sensazione meravigliosa, per un Paese come l'Italia e per una terra come la Puglia, che merita sempre di più.
La Puglia è una comunità viva, una persona fatta di milioni di persone, che restituisce energia e risultati mille volte di più rispetto a quanto le si dà. La politica, come l'abbiamo interpretata noi, non è mai stata separazione tra indirizzo e amministrazione. Senza i dipendenti regionali e senza i servitori delle istituzioni nulla sarebbe stato possibile.
Li considero alla pari: io sono stato solo il primo dei maggiordomi, ma loro sono coloro che ogni giorno hanno avuto a che fare con imprese, famiglie, lavoratori, cultura, trasporti, welfare e sanità.
Oggi voglio ringraziare tutti.
Le donne e gli uomini della Regione, delle agenzie, del Consiglio, dei Comuni, delle Asl, della Protezione civile, della scuola, fino a tutti coloro che hanno contribuito a trasformare in azioni concrete le politiche pubbliche.
In questi anni siamo riusciti a cambiare il destino delle persone, perché la nostra organizzazione istituzionale è una grande orchestra fatta di competenze, responsabilità e sacrificio quotidiano.
Tutta questa ricchezza discende da un principio fondamentale della Costituzione: rimuovere gli ostacoli che impediscono l'uguaglianza.
Siamo un Paese privilegiato. Abbiamo scuole, sanità, assistenza, diritti e istituzioni che non esistono in molte parti del mondo e tutto questo funziona grazie al lavoro di chi, come voi, opera nelle istituzioni.
Ringrazio anche il mondo della scuola, perché senza istruzione non ci sarebbe competenza, né consapevolezza dei diritti e dei doveri.
La politica e le istituzioni esistono per trovare soluzioni. Immaginate un Paese senza regole, senza organismi, senza la democrazia che ci consente di accogliere chi fugge dalle guerre e di offrire opportunità come abbiamo fatto con i ragazzi provenienti da Gaza e da altri territori di crisi.
Desidero rivolgere un augurio speciale al Presidente eletto, Antonio Decaro, perché possa vivere questa esperienza con pienezza personale e politica.
Vale la pena di dedicarsi alle istituzioni, vale ogni sacrificio, ogni discussione, ogni mattina in cui abbiamo lasciato la nostra casa per servire questa Regione.
Concludo dicendo che ho la serenità di chi ha fatto il proprio dovere. Ho la sensazione di aver finito un percorso di studio, come se avessi conseguito una laurea o superato un esame e continuerò a lavorare, perché servire le istituzioni cambia la vita.
Non esiste settore in cui si faccia tanto, con così grande competenza e sacrificio, quanto nel servizio pubblico. Penso ai dipendenti regionali, alle forze dell'ordine, alla sanità, a chi ha lavorato nel periodo del Covid, a chi ha gestito miliardi di euro del PNRR rispettando le regole dell'Unione europea.
Siamo riusciti a finire una legislatura trasformandola in una festa. Questo è il segno che la Puglia e l'Italia hanno davanti sempre un secondo tempo, la possibilità di correggere, di ricostruire, di ripartire.
Siamo fortunati ad essere italiani e siamo fortunati ad essere pugliesi».