WEC 2025: Giovinazzi ci prova, ma in Brasile la sua Ferrari è fuori dai punti
Nella sei ore di Interlagos dominano le Cadillac, mentre le "rosse" soffrono le pesanti restrizioni regolamentari
martedì 15 luglio 2025
11.34
Per la prima volta in questa edizione del mondiale Endurance, la Ferrari numero 51 del pilota di Martina Franca Antonio Giovinazzi, del britannico James Calado e del piemontese Alessandro Pier Guidi ha terminato la sua gara fuori dalla zona punti, così come del resto è capitato alla vettura gemella, quella guidata dallo spagnolo Miguel Molina, dal danese Nicklas Nielsen e da Antonio Fuoco, il cui risultato negativo va ad aggiungersi alla squalifica di Le Mans, pregiudicando forse in maniera irreversibile la sua rincorsa al titolo mondiale 2025 nelle gare di durata.
Leggermente meglio è andata invece alla Ferrari "clienti" del team AF Corse, già trionfatrice alla 24 ore di Le Mans, il cui equipaggio - formato, ricordiamo, dal veterano polacco Robert Kubica, dal britannico Phil Hanson e dal cinese Yifei Ye - con l'ottavo posto conquistato nella "Rolex 6 ore di San Paolo del Brasile", si avvicina di ulteriori quattro lunghezze dalla vetta della classifica generale, portandosi ora a -12 dal primo posto, a quota 105 punti, della Ferrari numero 51 di Giovinazzi, Calado e Pier Guidi.
Scattata dal 17esimo posto in griglia, la Ferrari numero 51, oltre alla famigerata regola del BoP (che poi illustreremo) ha dovuto fare i conti con la particolare natura del circuito di Interlagos, la cui conformazione non favorisce certo i sorpassi, soprattutto nella zona che va dal curvone della "Descida do Lago", ai tre tornantini (Larranjinha, Pinerinho e Bico de Pato), fino alla curva Juncao, dopo la quale ha inizio il tratto più veloce (ma in salita) del circuito, laddove è proprio la potenza del motore a fare la differenza, vale a dire proprio il punto debole delle rosse in questa gara.
A rendere meno gravoso il passivo per la Ferrari numero 51 è stato proprio il turno di guida di Antonio Giovinazzi il quale, grazie anche ad una buona strategia del box che ha ritardato il cambio gomme, è riuscito a risalire fino alla undicesima posizione, riuscendo tra l'altro a sopravanzare la Ferrari numero 50, in quella fase condotta da Nicklas Nielsen.
Una performance, quella del pilota di Martina Franca, che comunque non è stata sufficiente al suo equipaggio per entrare in zona punti, così come fuori dai punti è finita anche la rossa numero 50, anch'essa nonostante il passo in avanti rispetto alle qualifiche.
Ad influire in maniera pressoché determinante su questo netto ridimensionamento delle prestazioni dei tre equipaggi Ferrari, letteralmente dominanti fino alla "24 ore di Le Mans", la regola del BoP (Balance of Performance) che da qualche anno viene usata da FIA e comitato Endurance allo scopo di livellare la competizione, e che viene applicata mediante l'imposizione di zavorre (aumento di peso delle vetture) e/o limitazioni dei cavalli di potenza del motore ai prototipi (nel caso della categoria Hypercar) che fino a prima della gara in oggetto (in questo caso la "6 ore di San Paolo") avevano manifestato una evidente supremazia tecnica.
È questo il caso dei tre equipaggi Ferrari, che fino alla 24 ore di Le Mans avevano sostanzialmente lasciato poco più che le briciole agli avversari, sotto forma di 4 soli podi, di cui due alle Porsche Penske e uno a testa ad Alpine e BMW.
Grazie (o a causa, a seconda dei punti di vista) alle limitazioni imposte dal regolamento, la Ferrari numero 83 di Hanson-Kubica-Calado ha terminato la gara all'ottavo posto, a due giri dai vincitori Norman Nato (Francia), Alex Lynn e Will Stevens (entrambi UK) su Cadillac-Jota, che si è aggiudicata la 6 ore di San Paolo con 242 giri, staccando di oltre 57" la vettura gemella guidata dall'equipaggio formato dall'australiano Earl Bamber, oltre che da pezzi da novanta come l'ex campione del mondo di F1 Jenson Button e il francese quattro volte campione Champ Car Sebastien Bourdais.
Terza classificata, infine, la Porsche Penske del duo Christensen Andlauer, partita dalla pole position ma subito infilata al primo giro dalla Cadillac di Lynn.
Alle fine del WEC 2025 mancano ora le tre tappe di Austin, del Fuji (entrambe 6 ore) e la 8 ore del Bahrein.
Tre gare nelle quali la Ferrari di Giovinazzi, Calado e Pier Guidi, per poter coronare il sogno mondiale, oltre che dalla cugina gialla dell'equipaggio Hanson-Ye-Kubica, potrebbe doversi guardare le spalle anche dalla Cadillac di Lynn-Nato-Stevens.
Leggermente meglio è andata invece alla Ferrari "clienti" del team AF Corse, già trionfatrice alla 24 ore di Le Mans, il cui equipaggio - formato, ricordiamo, dal veterano polacco Robert Kubica, dal britannico Phil Hanson e dal cinese Yifei Ye - con l'ottavo posto conquistato nella "Rolex 6 ore di San Paolo del Brasile", si avvicina di ulteriori quattro lunghezze dalla vetta della classifica generale, portandosi ora a -12 dal primo posto, a quota 105 punti, della Ferrari numero 51 di Giovinazzi, Calado e Pier Guidi.
Scattata dal 17esimo posto in griglia, la Ferrari numero 51, oltre alla famigerata regola del BoP (che poi illustreremo) ha dovuto fare i conti con la particolare natura del circuito di Interlagos, la cui conformazione non favorisce certo i sorpassi, soprattutto nella zona che va dal curvone della "Descida do Lago", ai tre tornantini (Larranjinha, Pinerinho e Bico de Pato), fino alla curva Juncao, dopo la quale ha inizio il tratto più veloce (ma in salita) del circuito, laddove è proprio la potenza del motore a fare la differenza, vale a dire proprio il punto debole delle rosse in questa gara.
A rendere meno gravoso il passivo per la Ferrari numero 51 è stato proprio il turno di guida di Antonio Giovinazzi il quale, grazie anche ad una buona strategia del box che ha ritardato il cambio gomme, è riuscito a risalire fino alla undicesima posizione, riuscendo tra l'altro a sopravanzare la Ferrari numero 50, in quella fase condotta da Nicklas Nielsen.
Una performance, quella del pilota di Martina Franca, che comunque non è stata sufficiente al suo equipaggio per entrare in zona punti, così come fuori dai punti è finita anche la rossa numero 50, anch'essa nonostante il passo in avanti rispetto alle qualifiche.
Ad influire in maniera pressoché determinante su questo netto ridimensionamento delle prestazioni dei tre equipaggi Ferrari, letteralmente dominanti fino alla "24 ore di Le Mans", la regola del BoP (Balance of Performance) che da qualche anno viene usata da FIA e comitato Endurance allo scopo di livellare la competizione, e che viene applicata mediante l'imposizione di zavorre (aumento di peso delle vetture) e/o limitazioni dei cavalli di potenza del motore ai prototipi (nel caso della categoria Hypercar) che fino a prima della gara in oggetto (in questo caso la "6 ore di San Paolo") avevano manifestato una evidente supremazia tecnica.
È questo il caso dei tre equipaggi Ferrari, che fino alla 24 ore di Le Mans avevano sostanzialmente lasciato poco più che le briciole agli avversari, sotto forma di 4 soli podi, di cui due alle Porsche Penske e uno a testa ad Alpine e BMW.
Grazie (o a causa, a seconda dei punti di vista) alle limitazioni imposte dal regolamento, la Ferrari numero 83 di Hanson-Kubica-Calado ha terminato la gara all'ottavo posto, a due giri dai vincitori Norman Nato (Francia), Alex Lynn e Will Stevens (entrambi UK) su Cadillac-Jota, che si è aggiudicata la 6 ore di San Paolo con 242 giri, staccando di oltre 57" la vettura gemella guidata dall'equipaggio formato dall'australiano Earl Bamber, oltre che da pezzi da novanta come l'ex campione del mondo di F1 Jenson Button e il francese quattro volte campione Champ Car Sebastien Bourdais.
Terza classificata, infine, la Porsche Penske del duo Christensen Andlauer, partita dalla pole position ma subito infilata al primo giro dalla Cadillac di Lynn.
Alle fine del WEC 2025 mancano ora le tre tappe di Austin, del Fuji (entrambe 6 ore) e la 8 ore del Bahrein.
Tre gare nelle quali la Ferrari di Giovinazzi, Calado e Pier Guidi, per poter coronare il sogno mondiale, oltre che dalla cugina gialla dell'equipaggio Hanson-Ye-Kubica, potrebbe doversi guardare le spalle anche dalla Cadillac di Lynn-Nato-Stevens.