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Incendi in Puglia: sono dolosi 6 roghi su 10. Sale la conta dei danni

Per ricostituire aree e boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni secondo le stime

La Puglia brucia con 6 incendi su 10 che sono colpa dell'uomo spesso all'opera con un vero e proprio disegno criminale per incenerire migliaia di ettari di boschi, campi e macchia mediterranea facendo salire il conto dei danni all'ambiente, all'economia, al lavoro e al turismo. E' quanto denuncia Coldiretti Puglia, in relazione all'ennesimo incendio di un canneto nella palude Frattarolo, a ridosso dell'oasi Lago Salso, a sud di Manfredonia, già colpita da un vasto incendio nei giorni scorsi.

In Capitanata sono andati in fumo già oltre 2000 di vegetazione, con il rischio incendi che aumenta anche a causa dei rifiuti abbandonati, con la Puglia che è al secondo posto della classifica nazionale dei reati ambientali a causa dello sversamento nelle campagne di rifiuti di ogni genere. Enorme lo sforzo di vigili del fuoco, protezione civile e delle forze dell'ordine per arginare le fiamme che interessano aree a volte vaste di pregio naturalistico, paesaggistico e turistico, oltre che produttivo, con soccorsi e interventi che raggiungono – aggiunge Coldiretti Puglia - anche le zone più impervie per spegnere altri focolai, dove le fiamme mandano in fumo interi campi di grano, alberi, colture, un situazione angosciante aggravata dalla mancata opera di prevenzione, sorveglianza e soprattutto di educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinate per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio.

Le conseguenze sono drammatiche in termini ambientali a causa delle fiamme che fanno salire la temperatura fino ad oltre 750 gradi, provocando effetti devastanti come il deterioramento del suolo, la scomparsa della biodiversità, il degrado ecologico, la perdita di produzioni legnose e non legnose, il disordine idrogeologico, i cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di anidride carbonica, l'inquinamento da fumi e la distruzione della fauna.

Per ricostituire aree e boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all'ambiente, all'economia, al lavoro e al turismo. Nelle aree bruciate – sottolinea la Coldiretti regionale – saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di decine di migliaia di appassionati. Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo, a preoccupare – continua la Coldiretti regionale – è proprio l'azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente. La pioggia – sottolinea la Coldiretti regionale – è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, come quelle che sono avvenute al nord, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l'acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti.

La tendenza alla tropicalizzazione – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. A cambiare significativamente in Italia è la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni tanto che la siccità è diventata la calamità più rilevante per l'agricoltura con danni per le quantità e la qualità dei raccolti, secondo l'analisi Coldiretti.
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