Apulia Film Commission
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Politica

Bufera in Apulia Film Commission, altra grana per Emiliano

Dopo la denuncia di aggressione fatta dalla presidente, nei giorni scorsi due membri del CdA si sono dimessi

Non c'è pace in Regione Puglia. E dopo la bufera che ha coinvolto la Protezione Civile con l'arresto di Mario Lerario, un'altra grana sta travolgendo il secondo mandato del presidente Emiliano, da oggi a Roma per l'elezione del Presidente della Repubblica.

I guai ora riguardano Apulia Film Commission. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricostruire la vicenda. Circa un mese fa, era circolata la notizia di una presunta aggressione ai danni della presidente Simonetta Dellomonaco, da parte del direttore Antonio Parente. Aggressione che finisce in Procura con una denuncia della presidente. Qualche giorno fa, la dimissione di due membri del Consiglio di Amministrazione, la vicepresidente Marta Proietti e il consigliere Luca Bandirali (docente all'Università del Salento ed esperto di cinema). Dimissioni che sembrano essere direttamente legate all'aggressione denunciata.

LA LETTERA DELLA PRESIDENTE SIMONETTA DELLOMONACO


Un paio di giorni fa a prendere la parola è stata la Dellomonaco, che con una lettera ai giornali ha voluto spiegare la sua versione di quanto accaduto: «Voglio chiarire in maniera inequivocabile la vicenda che sta scuotendo la Fondazione Apulia Film Commission. Sono stata finora in silenzio poiché c'era un procedimento disciplinare in corso. Dico bene c'era, perché le dimissioni simultanee di tre consiglieri di amministrazione hanno di fatto invalidato il procedimento stesso. I termini indicati dall'art. 58 del CCNL contratto Federculture parlano chiaro: le sanzioni vanno erogate entro 30 giorni dalla deposizione del dipendente. I 30 gg scadono mercoledì 26 gennaio, per questo il CdA era stato da loro stessi fissato per lunedì 24 gennaio dopo essere stato rimandato, sempre da loro, per ben due volte. I consiglieri si dimettono contemporaneamente in 3 alle 20 del venerdì 21 gennaio per motivazioni personali. È evidente che le dimissioni sono finalizzate ad impedire che vengano assunte decisioni definitive entro i termini procedurali previsti dalle norme. Le circostanze nelle quali ho subito l'"aggressione" motivano in maniera analitica, come da disciplina giuslavoristica, il licenziamento. Tali circostanze non riguardano una "lite", come è stata raccontata dall'aggressore, ma un atto ritorsivo. Chi mi conosce sa bene che sono una persona pacifica ed equilibrata. Ero nel mio ufficio e ho convocato il direttore dopo avergli contestato una procedura illegittima per iscritto. Il direttore si è presentato dopo ben 4 ore dalla convocazione ed è entrato nella mia stanza minacciandomi con frasi tipo "ti faccio cacciare", "si fa come dico io", ecc. Constatato il suo evidente stato alterato, ho avuto paura che la situazione degenerasse, come purtroppo era già accaduto in passato (non era la prima volta che mostrava atteggiamenti violenti nei miei confronti), ho raccolto quindi i miei effetti personali e mi sono diretta verso la porta. Non è servito a nulla perché dal divano dov'era seduto è balzato in piedi, ha bloccato la porta e mi ha spinta, mi ha stretto le braccia, tenendo la porta bloccata con il suo corpo e impedendomi di uscire. Mi sono divincolata e mi ha afferrata di nuovo. Quando sono riuscita ad aprire la porta l'ha richiusa sulla mia mano, poi sono scappata e uscendo mi ha spinta e sono caduta. Ho vissuto un incubo. Il Cda è perfettamente a conoscenza di tutto questo avendo ricevuto copia della denuncia querela e del referto ospedaliero e avendo sentito i testimoni che hanno confermato. Del resto sono finita in ospedale con 10 giorni di prognosi. Ho trovato il coraggio di sporgere immediatamente denuncia. In questo contesto la consigliera regionale di parità ha depositato agli atti del Cda un esposto per grave episodio di discriminazione e di violenza nei miei confronti in qualità di presidente della Fondazione. L'accaduto è così grave da aver poi determinato l'obbligo di avviare il procedimento disciplinare contro il responsabile della violenza, aggravata dal ruolo dirigenziale dell'aggressore che non ha alcuna giustificazione in un ambito pubblico di grande visibilità come la prestigiosa Fondazione pugliese. Per questo motivo duole constatare le dimissioni dei consiglieri, che ne hanno certamente tutto il diritto, ma risultano ora quanto mai sconcertanti. Tali dimissioni, infatti potevano arrivare un mese fa, dando ai soci della Fondazione il tempo per rieleggere i loro sostituti. Oggi, alla viglia della scadenza dei termini, appaiono quanto meno sospette, dato che sono provvidenziali per evitare il giudizio verso un dipendente, uomo, che ha usato violenza contro il suo datore di lavoro, donna, Presidente di una Fondazione».

LA RISPOSTA DELLA POLITICA E LA RICHIESTA DI CHIARIMENTI


Diverse le reazioni da parte della politica pugliese. Da Articolo Uno Puglia scrivono: «Esprimiamo massima solidarietà e vicinanza alla Presidente dell'Apulia Film Commission Simonetta Dellomonaco, per l'aggressione subita. Quanto accaduto non è derubricabile a una semplice discussione, ma è un episodio deprecabile, reso ancora più insopportabile perché a subirlo è una donna, che deve trovare netta condanna da parte di tutti e sul quale chiediamo che si accenda un faro. Per questo abbiamo scritto al presidente Michele Emiliano per chiedere un suo intervento immediato in merito alla questione. L'Apulia Film Commission è un'Agenzia che riveste un ruolo fondamentale di attrazione delle produzioni cinematografiche e di valorizzazione ai fini della promozione turistica del territorio e per questo il problema va affrontato in termini istituzionale. Sarebbe grave ignorare quanto accaduto, facendo subire in tal modo alla Presidente anche lo smacco di non poter vedere accertata la verità. Confidiamo che il presidente Emiliano, sempre sensibile ai temi della legalità e della trasparenza dell'azione amministrativa, intervenga per consentire che si accerti la verità dei fatti. In attesa di riscontri, spero che anche le altre forze politiche, soprattutto quelle di maggioranza, si associno alla richiesta di Articolo Uno».

«Non pensi il presidente Emiliano di 'archiviare' tutto con la nomina di un commissario per la Fondazione Apulia Film Commission - sottolinea il consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Francesco Ventola - Quello che è avvenuto negli ultimi due mesi all'interno del CdA e fra il presidente Simonetta Dellomonaco e il direttore Antonio Parente (i dissidi, il litigio, l'aggressione, le denunce penali, il presunto mobbing, le ultime dimissioni del vice presidente, Marta Proietti, e dei consiglieri Luca Bandirale e Giovanni Dello Iacovo) non sono fatti ascrivibili a vicende o problemi 'personali', è fin troppo evidente che il tutto attiene alla gestione della Fondazione. Oggi il CdA su richiesta della presidente Dello Monaco avrebbe dovuto discutere del licenziamento del direttore Parente, ma le dimissioni dei consiglieri più 'emiliani' hanno bloccato tutto. Il Consiglio regionale non può rimanere all'oscuro di tutto questo, per questo stamattina ho depositato al presidente della sesta Commissione, Metallo, la richiesta urgente di audizione di tutti i protagonisti di questa vicenda – il CdA e il direttore – che è bene ricordare è avvenuta in concomitanza delle dimissioni dell'assessore alla Cultura, Bray. Quindi, appena tornato da Roma, sarà indispensabile ascoltare anche Emiliano che a novembre scorso partecipò a unCdA chiedendo alla presidente di ritirare la denuncia penale. Il fatto che non solo non l'abbia fatto, ma che la stessa sia l'autrice di una pesantissima lettera di accuse svela che la situazione è molto più grave di quello che si possa immaginare».
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