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                    Cronaca
            Il market della droga da Bari a Palo del Colle: 8 arresti. I NOMI
Sette in carcere e uno ai domiciliari: per risolvere i contrasti con i rivali non esitavano a sparare
                Puglia - giovedì 18 settembre 2025
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            Una articolazione del clan Strisciuglio, quella del quartiere San Paolo, capace di rifornire di droga Bari, Palo del Colle e pronta a ricorrere all'uso delle armi, «ogni qualvolta fosse necessario». L'ha sgominata la Squadra Mobile della Questura del capoluogo dopo una indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
Sono otto le persone arrestate su ordinanza della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna (sette in carcere e una ai domiciliari), nei confronti di un'altra è stato disposto l'interrogatorio preventivo, in totale ci sono altri 18 indagati, fra cui una 23enne, minorenne all'epoca dei fatti. Le accuse, formulate a vario titolo, sono di associazione a delinquere, armata, dedita al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina, eroina e marijuana.
In carcere, dopo le indagini del procuratore aggiunto antimafia Francesco Giannella e dei sostituti procuratori Fabio Buquicchio e Marco D'Agostino, sono finiti il 38enne Giuseppe Signorile, alias «Il gommista», e il 28enne Giovanni Signorile, il 26enne Nicola Primavera, soprannominato «Nicolas oppure «Il pelato», il 37enne Rodolfo Scardicchio, soprannominato «Rudi», i fratelli Marco, di 38 anni, e Franco Lopez, di 40 anni, ed il 41enne Mohamed Nefati, conosciuto come «Mimmo».
Arresti domiciliari per il 32enne Tommaso Peschetola, di Bari. La giudice ha disposto l'interrogatorio preventivo per il 40enne Gaetano Focarazzo e ha rigettato la richiesta di misure per ulteriori sei persone. Secondo quanto è emerso dalle indagini, dalle quali è emersa la «propensione» a ricorrere all'utilizzo delle armi, «ogni qualvolta fosse ritenuto necessario per dirimere controversie e contrasti con i clan avversari», il clan si sarebbe servito di «alcun addetti allo spaccio in strada».
Nel corso dell'inchiesta, iniziata nel 2019, è stato anche ricostruito un raid armato al quartiere Libertà per affrontare Ivan Caldarola (figlio di Lorenzo) e un tentato rapimento, avvenuto nel rione Japigia, volto a sequestrare un appartenente del clan dei Parisi (Riccardo Campanale, già in carcere nell'ambito di "Codice interno"): il sequestro fallì, ma nel blitz - di cui sarebbero responsabili in cinque - furono esplosi numerosi colpi d'arma da fuoco all'indirizzo della abitazione della vittima.
Relativamente a questo caso, hanno detto gli inquirenti, «è stata riconosciuta l'aggravante mafiosa». Per documentare tutti gli episodi di spaccio - gli indagati si riferivano alla droga come «buona», «bomba» o «dinamite» -, sono stati utilizzati agenti sotto copertura che hanno compiuto 15 acquisti simulati di stupefacenti.
                    Sono otto le persone arrestate su ordinanza della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna (sette in carcere e una ai domiciliari), nei confronti di un'altra è stato disposto l'interrogatorio preventivo, in totale ci sono altri 18 indagati, fra cui una 23enne, minorenne all'epoca dei fatti. Le accuse, formulate a vario titolo, sono di associazione a delinquere, armata, dedita al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina, eroina e marijuana.
In carcere, dopo le indagini del procuratore aggiunto antimafia Francesco Giannella e dei sostituti procuratori Fabio Buquicchio e Marco D'Agostino, sono finiti il 38enne Giuseppe Signorile, alias «Il gommista», e il 28enne Giovanni Signorile, il 26enne Nicola Primavera, soprannominato «Nicolas oppure «Il pelato», il 37enne Rodolfo Scardicchio, soprannominato «Rudi», i fratelli Marco, di 38 anni, e Franco Lopez, di 40 anni, ed il 41enne Mohamed Nefati, conosciuto come «Mimmo».
Arresti domiciliari per il 32enne Tommaso Peschetola, di Bari. La giudice ha disposto l'interrogatorio preventivo per il 40enne Gaetano Focarazzo e ha rigettato la richiesta di misure per ulteriori sei persone. Secondo quanto è emerso dalle indagini, dalle quali è emersa la «propensione» a ricorrere all'utilizzo delle armi, «ogni qualvolta fosse ritenuto necessario per dirimere controversie e contrasti con i clan avversari», il clan si sarebbe servito di «alcun addetti allo spaccio in strada».
Nel corso dell'inchiesta, iniziata nel 2019, è stato anche ricostruito un raid armato al quartiere Libertà per affrontare Ivan Caldarola (figlio di Lorenzo) e un tentato rapimento, avvenuto nel rione Japigia, volto a sequestrare un appartenente del clan dei Parisi (Riccardo Campanale, già in carcere nell'ambito di "Codice interno"): il sequestro fallì, ma nel blitz - di cui sarebbero responsabili in cinque - furono esplosi numerosi colpi d'arma da fuoco all'indirizzo della abitazione della vittima.
Relativamente a questo caso, hanno detto gli inquirenti, «è stata riconosciuta l'aggravante mafiosa». Per documentare tutti gli episodi di spaccio - gli indagati si riferivano alla droga come «buona», «bomba» o «dinamite» -, sono stati utilizzati agenti sotto copertura che hanno compiuto 15 acquisti simulati di stupefacenti.
                    

                            
                            
                            
                            
                            
                            
                            
                            
        
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