Giovanni Assi
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Attualità

Pensioni, cosa cambia nel 2024? Ne parla il dott. Giovanni Assi

Il quadro delineato dal consulente del lavoro e delegato CONFAPI Puglia

Pensioni, cosa cambia nel 2024? Lo chiediamo al dott. Giovanni Assi, consulente del lavoro e delegato CONFAPI Puglia.

Uno dei temi maggiormente discussi in questi ultimi giorni per quanto riguarda il disegno della Legge di Bilancio 2024, già approvato dal Governo che arriverà in aula a inizi dicembre, è il tema delle pensioni.

"Analizziamo le novità principali, chiedendo lumi ad uno dei massimi esperti in materia di lavoro della nostra regione, il dott. Giovanni Assi, consulente del lavoro e neodelegato regionale CONFAPI (Confederazione italiana della piccola e media industria privata) per Lavoro e Welfare, associazione datoriale che negli scorsi giorni è stata convocata in audizione al Senato della Repubblica proprio per discutere della Legge di Bilancio".

Dottor Assi, nel 2024 non ci sarà la riforma delle pensioni ma ci sono comunque importanti novità, molte non positive, nel pacchetto di misure dedicato alla previdenza della prossima Legge di Bilancio, il cui testo è ora in esame al Senato. Chiediamo ad uno dei massimi esponenti in ambito lavoristico del territorio pugliese cosa ci aspetta in tema di pensioni nell'ormai prossimo 2024?
"Andiamo con ordine, partiamo da ciò che non è cambiato. Nel 2024 si continuerà ad accedere alla pensione di vecchiaia con 67 anni di età e almeno 20 di contribuzione.
Anche la pensione di vecchiaia anticipata resta possibile con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (41 anni e 10 mesi per le donne), indipendentemente dall'età anagrafica, senza ulteriori adeguamenti all'aspettativa di vita".

Quali sono invece le principali modifiche in tema di "uscita anticipata"?
"Se da un lato non ci saranno sostanziali modifiche al sistema "ordinario", dall'altro cambiamenti rilevanti ci saranno per le "uscite anticipate" già in vigore nel 2023, con una stretta su Quota 103, Opzione Donna e APE Sociale (anticipo pensionistico). La presentazione ufficiale del disegno della Legge di Bilancio per il 2024, infatti, prevede purtroppo diverse novità previdenziali negative. Iniziamo con "Quota 103" (cioè 62 anni di età e 41 anni di contributi) prorogata di un anno, ma con sostanziali novità nel 2024: la pensione sarà calcolata con il sistema contributivo e non più con il più vantaggioso sistema misto. La misura dell'assegno, inoltre, non potrà risultare superiore a 2.272 euro lordi al mese (quattro volte il trattamento minimo Inps) fino al compimento dei 67 anni, in luogo delle cinque volte attuali (cioè € 2.840). Cambiano, inoltre, le finestre mobili, cioè il tempo di attesa che deve trascorrere tra la maturazione dei requisiti (62 anni e 41 anni di contributi) e la percezione del primo rateo pensionistico. Rispetto agli attuali tre mesi (sei mesi per i dipendenti pubblici) l'attesa sale a sette mesi e, nello specifico, a nove mesi per i dipendenti pubblici. Confermato l'incentivo al posticipo del pensionamento, cioè la facoltà per l'assicurato di optare per la corresponsione in busta paga della quota di contribuzione IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) a suo carico. "Opzione Donna" viene confermata con le restrizioni attuali (solo caregiver, invalidi al 74% e disoccupate) a condizione che siano stati raggiunti 61 anni di età (ora 60 anni) e 35 anni di contributi al 31 dicembre 2023. Restano le riduzioni di un anno del requisito contributivo per ogni figlio, fino ad un massimo di due anni, e le finestre mobili di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome. L'"APE Sociale", infine, viene prorogata sino al 31 dicembre 2024, ma sale il requisito anagrafico, cioè, in luogo degli attuali 63 anni di età, si potrà accedere allo strumento con almeno 63 anni e cinque mesi. Salta, inoltre, l'ampliamento delle categorie di lavoratori gravosi riconosciute dalla legge n. 234/2021 nel biennio 2022-2023 e le relative riduzioni contributive per edili e ceramisti. Viene, inoltre, aggiunta la regola, oggi assente, dell'incumulabilità totale della prestazione con i redditi di lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione del lavoro occasionale entro un massimo di 5.000 euro annui. L'assegno è sempre calcolato col sistema misto ma con le limitazioni dell'importo massimo a 1.500 euro lorde mensili".
  • Regione Puglia
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