
Calcio
La Puglia nel pallone: Lecce, la salvezza più bella
In Serie C crolla dinanzi al Pescara il sogno dell’Audace Cerignola
Puglia - lunedì 26 maggio 2025
11.08
Quando si dice corsi e ricorsi storici: prima dell'impresa di ieri sera all'Olimpico, l'unica volta che il Lecce in Serie A si era salvato all'ultima giornata è stata nel 2001, guarda caso battendo lo stesso avversario, la Lazio, che però al tempo era ben altra Lazio… Allora la salvezza arrivò al Via del Mare, ed arrivò in rimonta grazie al peperino siciliano Gaetano Vasari, che rispose con una doppietta al vantaggio laziale firmato da Hernan Crespo.
Ma se la squadra allora allenata da Alberto Cavasin ribaltò la corazzata di Cragnotti, che nulla più aveva da chiedere al campionato, il Lecce del mai troppo considerato Marco Giampaolo è stato capace di un'impresa che, siamo sicuri, resterà a lungo nei cuori dei tifosi giallorossi più che altro per come è arrivata.
Per come si era messa nei primi mesi dell'anno, la situazione del Lecce se non era proprio disperata, di certo si era fatta molto difficile, visti i tanti, troppi punti buttati specialmente in casa, contro peraltro avversari spesso non irresistibili.
Noi stessi, calendario alla mano, non brillavamo certo per ottimismo in merito alle possibilità di salvezza dei salentini, rispetto ad esempio a quelle dell'Empoli semifinalista di Coppa Italia, e con avversarie da affrontare ben più abbordabili rispetto a Juventus, Atalanta, Napoli e Lazio, squadre affrontate dal Lecce proprio nella fase più delicata e decisiva della stagione.
Poi ad un certo punto ecco il tragico e determinante sliding door della stagione, con la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, lo storico e amatissimo fisioterapista del Lecce.
A partire da quel tragico momento ( e dalle quantomeno discutibili decisioni della Lega Calcio circa la data in cui disputare quel famigerato Atalanta-Lecce) nella testa dei ragazzi di Giampaolo sembra essere scattato un qualcosa di quasi inspiegabile da cui sono scaturiti nell'ordine il brillantissimo pareggio di Bergamo, l'assolutamente immeritata sconfitta contro il Napoli futuro campione d'Italia, il più che bugiardo pareggio di Verona, e il missile di Ramadani che ha steso al Via del Mare un Torino inconsistente.
Il resto è storia di ieri sera. La storia di Lazio-Lecce 0-1. La storia di una unità di intenti e una voglia di reagire a ogni sorta di avversità in campo ( e anche fuori): con la zampata vincente di Coulibaly; con l'assurda espulsione di Pierotti; con la strenua e a tratti commovente resistenza agli assalti di una Lazio che si giocava l'accesso all'Europa (poi perso per mano della Fiorentina); e infine con le immagini di giocatori e tifosi giallorossi festanti per quella che con ogni probabilità passerà alla storia come la salvezza più bella.
Oltre a quella della salvezza del Lecce, quella di ieri è stata anche la domenica della semifinale playoff di andata di Serie C tra Audace Cerignola e Pescara, con i biancazzurri abruzzesi di Silvio Baldini che con il brutale 4-1 del Monterisi, con ogni probabilità mettono fine ai sogni di cadetteria a lungo cullati dai giallo azzurri ofantini di Giuseppe Raffaele.
Dopo un'ora di gioco piuttosto equilibrata, la luce in casa Cerignola si è spenta sul più bello con il rigore che il vivacissimo nuovo entrato Achik si è fatto parare dal portiere ex Milan Primavera Plizzari.
Scampato il pericolo, l'esperto Pescara colpisce durissimo, prima con il micidiale uno-due di Meazzi, e poi con l'altra doppietta di giornata firmata da Tonin, e intervallata dalla rete platonica dell'ex Cuppone, per un 1-4 pesantissimo per le speranze di un'Audace Cerignola che per centrare la finale dovrà quanto meno vincere con tre gol di scarto mercoledì all'Adriatico di Pescara: un'impresa ai limiti dell'impossibile.
Ma se la squadra allora allenata da Alberto Cavasin ribaltò la corazzata di Cragnotti, che nulla più aveva da chiedere al campionato, il Lecce del mai troppo considerato Marco Giampaolo è stato capace di un'impresa che, siamo sicuri, resterà a lungo nei cuori dei tifosi giallorossi più che altro per come è arrivata.
Per come si era messa nei primi mesi dell'anno, la situazione del Lecce se non era proprio disperata, di certo si era fatta molto difficile, visti i tanti, troppi punti buttati specialmente in casa, contro peraltro avversari spesso non irresistibili.
Noi stessi, calendario alla mano, non brillavamo certo per ottimismo in merito alle possibilità di salvezza dei salentini, rispetto ad esempio a quelle dell'Empoli semifinalista di Coppa Italia, e con avversarie da affrontare ben più abbordabili rispetto a Juventus, Atalanta, Napoli e Lazio, squadre affrontate dal Lecce proprio nella fase più delicata e decisiva della stagione.
Poi ad un certo punto ecco il tragico e determinante sliding door della stagione, con la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, lo storico e amatissimo fisioterapista del Lecce.
A partire da quel tragico momento ( e dalle quantomeno discutibili decisioni della Lega Calcio circa la data in cui disputare quel famigerato Atalanta-Lecce) nella testa dei ragazzi di Giampaolo sembra essere scattato un qualcosa di quasi inspiegabile da cui sono scaturiti nell'ordine il brillantissimo pareggio di Bergamo, l'assolutamente immeritata sconfitta contro il Napoli futuro campione d'Italia, il più che bugiardo pareggio di Verona, e il missile di Ramadani che ha steso al Via del Mare un Torino inconsistente.
Il resto è storia di ieri sera. La storia di Lazio-Lecce 0-1. La storia di una unità di intenti e una voglia di reagire a ogni sorta di avversità in campo ( e anche fuori): con la zampata vincente di Coulibaly; con l'assurda espulsione di Pierotti; con la strenua e a tratti commovente resistenza agli assalti di una Lazio che si giocava l'accesso all'Europa (poi perso per mano della Fiorentina); e infine con le immagini di giocatori e tifosi giallorossi festanti per quella che con ogni probabilità passerà alla storia come la salvezza più bella.
Oltre a quella della salvezza del Lecce, quella di ieri è stata anche la domenica della semifinale playoff di andata di Serie C tra Audace Cerignola e Pescara, con i biancazzurri abruzzesi di Silvio Baldini che con il brutale 4-1 del Monterisi, con ogni probabilità mettono fine ai sogni di cadetteria a lungo cullati dai giallo azzurri ofantini di Giuseppe Raffaele.
Dopo un'ora di gioco piuttosto equilibrata, la luce in casa Cerignola si è spenta sul più bello con il rigore che il vivacissimo nuovo entrato Achik si è fatto parare dal portiere ex Milan Primavera Plizzari.
Scampato il pericolo, l'esperto Pescara colpisce durissimo, prima con il micidiale uno-due di Meazzi, e poi con l'altra doppietta di giornata firmata da Tonin, e intervallata dalla rete platonica dell'ex Cuppone, per un 1-4 pesantissimo per le speranze di un'Audace Cerignola che per centrare la finale dovrà quanto meno vincere con tre gol di scarto mercoledì all'Adriatico di Pescara: un'impresa ai limiti dell'impossibile.