Estorsione al porto di Santo Spirito: arresti a Bari

Sono 4 le persone ritenute responsabili del reato a cui è contestata l'aggravante del metodo mafioso

sabato 20 aprile 2024 11.36
A cura di Nicola Miccione
I carabinieri della compagnia Bari San Paolo, a conclusione di un'ampia indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della procura della Repubblica del capoluogo pugliese, stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 indagati, ritenuti responsabili dei reati di "estorsione continuata aggravata in concorso" e "incendio aggravato", entrambi con l'aggravante del metodo mafioso, nonché "occupazione abusiva di spazio demaniale".

Nel corso dell'attività investigativa è stata fatta luce su un sistema estorsivo ai danni dei titolari delle imbarcazioni ormeggiate nel porto di "Santo Spirito", destinatari di richieste di denaro mensili. Per «Mimmo» o «Musolin» e per altri due - il 46enne Antonio Navoni conosciuto come «Tre ruote» e il 59enne Raffaele Altieri, alias «Felin» o «Chianidd», incaricati della riscossione dei soldi -, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Nicola Bonante, ha disposto la custodia in carcere, eseguita dai Carabinieri della Compagnia di San Paolo. È ai domiciliari la moglie di Sidella, la 47enne Caterina Santoro, mentre è indagato il figlio della coppia, il 28enne Michele Sidella.

Tutti rispondono, a vario titolo, di estorsione continuata aggravata in concorso, incendio aggravato con l'aggravante del metodo mafioso e occupazione abusiva di spazio demaniale. Dieci i casi estorsivi oltre ad un incendio, avvenuti fra maggio e dicembre 2022, in cui Sidella avrebbe «costretto, con minaccia e violenza» i pescatori e i diportisti, a corrispondere somme di denaro, avvalendosi della forza derivante dal vincolo associativo»: l'uomo risulta vicino al gruppo Strisciuglio.

L'inchiesta, diretta dal procuratore aggiunto dell'Antimafia, Francesco Giannella, e iniziata da un esposto anonimo in cui «si denunciava la commissione di attività illecite svolte nel porto di Santo Spirito», ha consentito di accertare il collaudato sistema estorsivo di Sidella il quale «svolgeva un servizio di guardiania abusivo nel porto, inducendo i diportisti a corrispondere somme di denaro a titolo di "protezione" del natante ormeggiato, pena la prospettazione di un danno ingiusto».